Tutto è nato da una conviviale cena tra amici con la quale si voleva festeggiare la bella riuscita alla recente partecipazione della 24 Ore di Feltre, famosa gara cittadina su strada, alla quale hanno aderito soci appartenenti alle due anime della Sagitta, strada e Mtb.
Ridi e scherza, parla e sparla, mangia e bevi, ma soprattutto quest’ultima, si acutizzano le rispettive posizioni la strada da una parte e la mtb dall’altra,….. e noi qui e voi la, ecc. ecc. e man mano che il tasso etilico aumentava, ecco giungere come una fucilata la fatidica sfida, due squadre si fronteggeranno, una composta da stradisti e l’altra da bikers si sarebbero contesi la miglior posizione in classifica alla manifestazione di Mtb denominata “12 Ore di S. Odorico”, presso il parco del Tagliamento a Falibano, quindi una gara nella gara.
Decisione presa, capitano Giorgio per la Mtb (Sagitta 1) e Luciano per la Strada (Sagitta 2), logistica in comune, ma gli uni contro gli altri, era nata la sfida del secolo all’interno della società e non ci si poteva più tirare indietro. Decisamente un suicidio…., avevo pensato tra me e me, si capiva lontano un miglio che le forze erano squilibrate, il settore strada metteva in campo il fior fiore degli uomini più forti, la Mtb invece aveva raccolto adesioni con uno spirito totalmente diverso, l’importante era divertirsi in un ambiente assolutamente nuovo e affascinante, ciò soprattutto alla luce del fatto che i bikers più forti erano impegnati in un’altra mitica trasferta, la famosa “Dolomiti Superbike”.
Da una parte Giorgio Geremia, Ennio Gaiotti, Giovanni Savian, Sergio Pancino, Maurizio Berardo e Roberto Zanin, dall’altra Luciano Banini, Robertino Perissinotto, Giampietro Codognotto, Claudio Gerolin con l’inserimento esterno di Marco Bellotto e Francesco Spagnol, due forti ex Sagitta, non ci sarebbe stata storia, ma la sfida era stata raccolta, superate le resistenze iniziali delle varie mogli e morose non ci si poteva più tirare indietro, e a questo punto anche se svantaggiati, bisognava vendere cara la pelle, era oramai diventata una questione di onore che andava lavata con il sangue, o meglio, visto il contesto, con l’abbondante vino rosso.
Inviate le iscrizioni, raffazzonata alla meglio la logistica ci si dava appuntamento per il giorno 7 luglio 2013, al Parco del Tagliamento, dove avrebbe auto inizio la gara con partenza a mezzanotte e arrivo il mezzogiorno successivo.
Tende, gazebi tavoli e impianto luce erano pronti e si attendeva solo di partire, quando giungono i primi problemi, Ennio era in forse con problemi di fondoschiena e Roberto con la schiena a pezzi senza contare i restanti concorrenti con una media geriatrica da far invidia a qualsiasi casa di riposo del circondario.
Decisa la strategia, attrezzate le bici con impianti luce da discoteca, e via un paio di ore a coppie e poi cambio con concorrenti più freschi, inizialmente le cose non andavano così male e perdavamo solo qualche minuto rispetto i più forti stradisti, poi però la strategia è andata a farsi friggere, un paio di anarchici ritenendo di sentirsi più in forma hanno ritenuto di fare più giri consecutivamente, perdendo di fatto ciò che avevano guadagnato precedentemente, a quel punto la squadra stava inesorabilmente naufragando, la stanchezza si faceva sentire i minuti diventavano sempre più lunghi e i distacchi kilometrici, gli stradisti si attestavano a metà gara tra l’11° e 12° posto contro il nostro 15° e 16° posto, dovevamo assolutamente mantenere almeno quella posizione per non essere del tutto sputtanati, ma giro dopo giro, loro miglioravano sempre di più, frutto probabilmente di un nuovo fornitore di strani integratori, e noi invece peggioravamo. Loro macinavano giri su giri sempre con tempi di dovuto rispetto, noi purtroppo viaggiavamo a livelli di croera turistica, alla fine Sagitta 2 giungeva nona e Sagitta 1 diciottesima su 26 squadre.
Inevitabile ammettere la netta sconfitta, lavata con abbondante birra per reintegrare i sali minerali consumati, ma dalle ceneri della gara ecco farsi strada un’altra idea malsana, troppo divertiti gli stradisti a polverizzare i bikers, e allora la prossima sarà una nuova sfida, con nuovi stimoli e posizioni da conquistare, la soddisfazione è stata però quella di vedere uomini della strada divertirsi con la Mtb come dei ragazzini, non accorgendosi che la vera vittoria è stata la mia, ho portato gente a divertirsi come matti, per loro stessa ammissione, con le ruote grasse…. Viva la Mtb.
Bella esperienza amici, da ripetere senz’altro.
Giorgio